Data di pubblicazione: 1972
Solo per la data di pubblicazione questo libro è posteriore al romanzo Il soprastante. In confronto coll’allegoria che fa da epilogo in quel romanzo, la parola finale di questo libro apparirà cupa ed ambigua. La premessa tuttavia è la stessa: ciò che importa è il giudizio sulla nostra vita quando non ci importerà più un bel niente se intanto, mentre viviamo, i nostri conti sono indovinati o sbagliati, e se godiamo o soffriamo.
Questo quando però non dev’essere preso soltanto nel senso di un punto sulla linea orizzontale del tempo, il momento in cui, come si dice, saremo nell’eternità. Esso è anche un punto sulla linea verticale dell’essere, per cui si dice pure che nell’eternità già ci siamo dall’istante in cui cominciamo ad esistere. E poiché, a vita già conclusa o non ancora conclusa, siamo sempre di fronte allo stesso giudizio, queste immagini di personaggi già nell’al di là possono avere un senso allegorico. Spingendo poi l’analisi più a fondo in un contesto umano e sociale più ampio, l’autore ha potuto chiudere l’altra sua opera con una prospettiva più ampia e sicura.